14 gennaio 2014, CSC Nardini, Bassano del Grappa.

Sharing di fine residenza di Camilla Monga e Luca Scapellato, coreografia di Camilla Monga, Interactive sound design di Lska

di Anna Trevisan

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Foto di Camilla Monga/Lska

Un folletto viaggiatore arriva in jeans, maglione blusante a righe e scarpe da ginnastica. Sul pavimento due strisce bianche di scotch disegnano un trapezio aperto, adagiato verso il pubblico. Perché ci siano queste due linee bianche lo capiamo poco a poco. Dentro queste linee scopriamo che c’è musica, c’è rumore, c’è suono. Fuori invece il silenzio. Il corpo curioso della danzatrice Camilla Monga entra ed esce da queste direttrici, divertendosi a trapassare confini sonori e dimensionali.Danza con spavalda freschezza, nuotando in movenze leggere, snodate, fluide e sbarazzine, che a tratti la fanno assomigliare a un pinocchio giocoso, a uno scoiattolo nel bosco, a un camminatore androgino e solitario su qualche pianeta esterno al sistema solare.Due sono gli oggetti che usa in scena: uno “skate” a quattro ruote, e un “hula hoop” fatto di cavi di plastica gialla arrotolati. Il tocco e la manipolazione degli oggetti producono risultati sonori inaspettati, così come il movimento del suo corpo nello spazio “dentro” i confini, che scopriamo perlustrato da un sensore di movimento, appeso in alto per catturare ogni suo gesto, tradurlo in impulso elettronico e rielaborarlo in suono.

Questo dialogo sonoro tra corpo umano, spazio fisico, elettronica e suono scorre lieve, all’insegna della morbidezza. Luca Scapellato musica e dirige seduto alla sua postazione. Dallo schermo del computer escono rielaborazioni delle immagini della perfomer, e delle sue ombre, trasformate da un programma magico, degno di Tesla redivivo, che emancipa la tecnologia dallo stereotipo della pesantezza robotica, catturando la danza, pilotando il suono e rimbalzandolo sul corpo della danzatrice come fosse acqua invisibile, goccia e marea.

La coreografia dirige la musica e allo stesso tempo la costruisce. L’incontro delle gambe, o delle braccia, o delle mani con un preciso punto nello spazio suscitano risposte precise: si accendono impulsi sonori, si moltiplicano e da elettrico-motori diventano elettronici; cadono su superfici preparate di loop, su strisce di suono campionato.

La macchina rileva il movimento, lo ascolta, e la danzatrice, a sua volta, danzando perfora dimensioni acustiche diversissime, attraversando con tutto il corpo ogni variazione possibile: slabbra un suono in altezza, in intensità, in volume, in colore. Questa interazione tra “forze motrici” e “forze acustiche” si traduce in danza.

Elettronica e fisicità, macchina e corpo umano si esplorano a vicenda, in contatti delicati e nuovi, tessuti sulle assi invisibili di ascisse che compongono il volume del suono e ordinate che determinano il tipo di suono.

“Bolle sonore”, le definiscono gli autori, dove la precisione esatta dell’ingegneria del suono sfida l’imperfezione divina del corpo umano, invitandolo a ripetere improvvisazioni impossibili, originando limiti ed errori umani che rendono questo duetto ad alta precisione più tenero e meno virtuale.

http://www.operaestate.it/evento/camilla-monga-e/

http://www.lska.org/it/

http://www.aiep.org/

http://www.ickamsterdam.com/

Iperspazio

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