6 Giugno 2014, Venezia, Giardini della Biennale
Se Monditalia è l’invito a fare il punto della situazione odierna, Elements of Architecture è il personale contributo di Rem Koolhaas alla ri-costruzione dell’immaginario.
Molti degli addetti ai lavori escono dalla mostra del Padiglione Centrale dei Giardini con facce svogliate, interdette o, peggio, indignate, perché l’allestimento fa radicalmente piazza pulita di rituali parlati solo da specialisti, sgomberando il campo in modo netto da planimetrie, modellini e plastici in scala, da linguaggi tecnici e criptici, rivolgendosi invece a tutti, per davvero, e rompendo quel maleficio che sembrava aver condannato l’Architettura all’autoreferenzialità e/o alla monumentalità auto-celebrativa, narcisista e spettacolare.
Rem Koolhaas obbliga tutti, scettici compresi, a ripartire, letteralmente, dai Fondamentali: soffitti, muri, porte, finestre, facciate, scale, ascensori, toilet. Obbliga a (ri)volgere l’attenzione alle necessità reali e concrete legate al progettare. Obbliga a porsi domande elementari: a che cosa serve quello che vogliamo realizzare? a chi serve? è necessario? funziona? Domande queste, che di questi tempi, farebbero arrossire perfino qualche Archistars, alle prese con annosi problemi di pedoni che cadono sui ponti invece di salire e disabili calpestati.
Non è solo una provocazione quanto piuttosto un dovuto memento per gli apprendisti: per diventare architetto è prima necessario saper fare l’artigiano, il carpentiere, il falegname; saper fare il muratore, e imparare a posare pietre, a livellare pareti; saper fare il fabbro, e imparare a forgiare maniglie, serrature, chiavi; saper fare l’idraulico e costruire bagni, fogne, scarichi. Non è un caso che la sala più sconvenientemente lucida sia proprio quella dedicata alla toilet, dove urinatoi vecchi e nuovi troneggiano insieme a sedute romane e post-moderne.
Il messaggio di Koolhaas arriva forte e chiaro: una sferzata sonora alla pericolosa incompetenza di chi si arroga il privilegio di progettare senza saper … costruire.
In effetti, a un musicista (e pure a noi) farebbe certamente sorridere la proposta di far salire sul podio a dirigere un’intera orchestra un direttore che a suonare uno strumento non ha imparato mai.
Anna Trevisan