Giovedì 6 Settembre, Lido di Venezia | Il restauro rende splendente la visione di L’annèe derniere a Marienbad, un’opera che il Mostro attendeva di vedere da decenni. Un bianco e nero più ricco del colore e una colonna sonora di solo organo che da il suo contributo, invero un po’ pesante, all’esperienza del tempo circolare sviluppata nella pellicola vincitrice del Leone d’Oro nel 1961. Ma invece il tempo fugge e l’opera non è invecchiata bene, perdendo in gran parte l’aura di classico della cinematografia. La sintassi letteraria di Robbe-Grillet, che vuole rendere l’irriducibilità all’altro dello sguardo di ognuno e, quindi, l’impossibilità di condividere ricordi e desideri, mal si adatta alla rappresentazione cinematografica dominata dallo sguardo unico della cinepresa. Parafrasando la discutibile boutade di Barthes a proposito del linguaggio, possiamo dire che il cinema non è autoritario ma fascista, perché non è fascista il dispositivo che vieta di rappresentare ma quello che obbliga a rappresentare. E il cinema è obbligato a rappresentare il tempo che scorre. Del resto possiamo ricordare che Mussolini riteneva il cinema “l’arma più forte” e, quindi, forse, le inattuali riflessioni francesi del vostro Mostro hanno un senso. Il regista ricorre ad un vecchio espediente per arrestare il tempo e così svelare l’inconciliabilità di desideri e memorie, la ripetizione e lo sviluppo della narrazione per minime variazioni, un po’ come avviene nella musica minimalista. Ben più convincente, per ottenere lo stesso effetto, l’uso del flash back da parte di Tarkovskij in Solaris. I protagonisti non sono mai d’accordo sui loro ricordi e sulle loro narrazioni e non perché ingannano o si ingannano ma perché il loro sguardo sul mondo, l’esperienza della vita e del desiderio, non possono essere vissute in comune. Questo non trova un’adeguata corrispondenza nella narrazione filmica ma è affidato per lo più alle parole. Parole, parole, parole.
S.M.
L’ANNÈE DERNIERE A MARIENBAD Regia: Alain Resnais Produzione: Argos Films, Cineriz Durata: 94’ Lingua: francese Paesi: Francia, Italia Anno: 1961 Interpreti: Delphine Seyrig, Giorgio Albertazzi, Sacha Pitoëff, Françoise Bertin, Françoise Spira, Jean Lanier, Luce Garcia-Ville, Helena Kornel, Karin Toeche-Mittler, Pierre Barbaud Sceneggiatura: Alain Robbe-Grillet Fotografia: Sacha Vierny Montaggio: Jasmine Chasney, Henri Colpi Scenografia: Jacques Saulnier Costumi: Gabrielle Chanel, Bernard Evein Musica: Francis Seyrig Suono: Robert Cambourakis Restauro: Studiocanal