
Sic transit. Gloria mundi unisce alla costruzione spietata della sceneggiatura dei film di Ken Loach lo sguardo delicato di un Rohmer. Il meglio che oggi può produrre il cinema europeo, la descrizione degli effetti che il vortice finanziario descritto nel film di Costa Gavras ha sulle vite di gran parte dei popoli dell’Europa. Salari minimi per lavori precari, per cui si lavora di notte per racimolare qualche euro in più, concorrenza fra tassisti e Uber driver che sfocia in azioni criminali, bambini che nascono e diventano immediatamente un fardello. La prospettiva della miseria, che significa “non avere un televisore grande come un francobollo” e degli abiti nuovi, pesa sulle esistenze dei personaggi più giovani come una spada di Damocle, genera un’angoscia tale da spingere alle azioni più stupide, inutili e turpi. I diseredati sono attivamente impegnati ad alimentare tale vortice generatore di miseria, si indebitano per comprare paccottiglia elettronica che poi rivendono per pagare le bollette, rubano nella boutique mutandine di pizzo (“per le mie figlie”), per il superfluo si impoveriscono arricchendo i pochi che, nel porno e nella cocaina, trovano status e soddisfazione. Ma una trama più profonda regge il tessuto del film e ne fa un capolavoro, il tema del tempo. Sic transit. Un personaggio mostra la possibilità di elevare l’esistenza sopra il vortice quotidiano delle miserie e delle sopraffazioni. È il protagonista, uscito dopo molti anni di carcere, che ha trovato due modi per vedere la grazia del mondo oltre il turbine delle malebolgie: scrivere haiku e occuparsi di una nipotina di pochi mesi, Gloria, gloria del mondo, orizzonte futuro. La poesia giapponese di diciassette sillabe, di solito tradotta in tre versi, contiene sempre un riferimento al tempo, come la stagione, l’ora, l’età della vita. Già Kerouac aveva scritto dei pregevoli haiku occidentali, il nostro galeotto ne compone di bellissimi e spiega come essi, fermando lo scorrere del tempo, consentano di vedere l’incanto del mondo. Insomma, il film risplendente è finalmente apparso in una Mostra la cui selezione possiamo definire di qualità media se non mediocre. Il Mostro ne è stato commosso.
Il Mostro Marino alias S.M.
Biennale Cinema 2019, Venezia 76 Concorso "Gloria Mundi" Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a: Ariane Ascaride Regia: Robert Guédiguian Produzione: Ex Nihilo (Marc Bordure, Robert Guédiguian), AGAT Films (Marc Bordure, Robert Guédiguian), France 3 Cinéma, Bibi Film TV (Angelo Barbagallo) Durata: 107’ Lingua: francese Paesi: Francia, Italia Interpreti: Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Anaïs Demoustier, Robinson Stévenin, Lola Naymark Sceneggiatura: Robert Guédiguian, Serge Valletti Fotografia: Pierre Milon Montaggio: Bernard Sasia Scenografia: Michel Vandestien Costumi: Anne-Marie Giacalone Musica: Michel Petrossian Suono: Laurent Lafran, Emmanuel Croset