
Di una gioventù segnata da una maledizione mortale tratta anche il film sudanese “You will die at twenty”. È ambientato in un’area dell’Islam dove la dimensione religiosa è onnipresente e pervasiva nella vita di ognuno ma che, al contempo, risulta moderata e tollerante ad opera della tradizione Sufi e degli influssi animistici. La maledizione religiosa risulta meno inesorabile di quella biologica di “Babyteeth”, il protagonista lascia il villaggio per scoprire il mondo in un finale che al Mostro ha ricordato quello de “I quattrocento colpi”. Un’opera sul conflitto fra individuo e norma sociale, dalla narrazione pacata e con molti attori non professionisti e che al Mostro ha ricordato quella del 1966 di Konchalovskiy, “Storia di Asja che amò senza sposarsi”, storia di ambientazione rurale nella Russia sovietica. Se il cinema, secondo alcuni, è come la musica romantica, legato cioè ad un passato oramai tramontato, bisogna forse cercare alcuni dei suoi germogli vitali nelle società contadine, dove le lucciole non sono scomparse.
Il Mostro Marino alias S.M.
Biennale Cinema 2019 Leone del Futuro – Premio Venezia opera prima “Luigi De Laurentis” You will die at 20 Regia: di Amjad Abu Alala Sudan, Francia, Egitto, Germania, Norvegia, Qatar