
Due modi di uccidere la memoria. Il mock documentary “La mafia non è più quella di una volta” di Franco Maresco e il documentario su Porto Marghera “Il pianeta in mare” di Andrea Segre visti assieme danno una visione binoculare del nostro paese, delle realtà economiche delle dinamiche sociali della Sicilia e del Nordest, che rivelano aspetti radicalmente contrapposti e, al contempo, notevoli punti di contatto. La Sicilia di Maresco, vista dallo Zen di Palermo, è un deserto umano nel quale ognuno è per sé, dove il degrado avvolge e mortifica tutti, vecchi e giovani, elettori e politici, sani e folli, con i sani sempre sull’orlo di precipitare nella follia. Oramai è finita anche la funzione regolatrice della Mafia, che non è più quella di una volta, e tutti sono impegnati con tenacia a perdere la memoria. Chi chiede di ricordare, come la fotografa Letizia Battaglia, è visto con fastidio e disprezzo. Non si vedono immigrati, ma la condizione esistenziale dei palermitani descritta da Maresco è quella di immigrati marginali nella propria terra. Nell’operosa Marghera, invece, tanti migranti, operai qualificati dall’Europa dell’est, dall’Africa, dal Bangladesh, che non possono ricordare nulla di quel che fu la realtà politica del polo industriale veneziano. L’industria petrolchimica è in demolizione, producono alacremente i cantieri navali. Con la scomparsa della prima è finita anche la potenza politica del sindacato, adesso ognuno è per sé, come a Palermo. Per quelli che vissero la condizione esistenziale dell’essere parte di una classe rimane solo la nostalgia raccontata dal vuoto della sala delle assemblee e dalle parole di chi ancora frequenta l’osteria subito fuori dei cancelli dei cantieri. Di Maresco al Mostro era piaciuto di più “Belluscone. Una storia siciliana”, presentato alla Mostra del 2014, che mostrava come, nel deserto della memoria, si fosse installata la politica di Forza Italia. Qui la messa in scena ricalca troppo le gag di “Cinico TV”, che seguire per novanta minuti diventa un po’ difficile. Più esteticamente interessante la ricerca formale nelle immagini e nei suoni di Segre, che a tratti ricorda quelle del petrolchimico di Ravenna in “Deserto Rosso” di Antonioni.
Il Mostro Marino alias S.M.
Biennale Cinema 2019, Venezia 76 Concorso "La mafia non è più quella di una volta" Premio Speciale della Giuria 2019 Regia: Franco Maresco Produzione: ILA PALMA (Rean Mazzone, Anna Vinci), Dream Film (Daniele Moretti, Paolo Quaregna), Tramp Limited (Nicola Picone, Attilio De Razza) Durata: 107’ Lingua: italiano, dialetto siciliano Paesi: Italia Interpreti: Letizia Battaglia, Ciccio Mira Sceneggiatura: Franco Maresco, Claudia Uzzo, Francesco Guttuso, Giuliano La Franca Fotografia: Tommaso Lusena De Sarmiento Montaggio: Francesco Guttuso, Edoardo Morabito Costumi: Nicola Sferruzza Musica: Salvatore Bonafede Suono: Luca Bertolin
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Biennale Cinema 2019, Fuori Concorso Il pianeta in mare Regia: Andrea Segre Produzione: ZaLab Film (Andrea Segre), Rai Cinema, Istituto Luce Cinecittà Durata: 93’ Lingua: dialetto veneto, italiano, rumeno, bengalese, inglese Paesi: Italia Sceneggiatura: Gianfranco Bettin, Andrea Segre Fotografia: Matteo Calore Montaggio: Chiara Russo Musica: Sergio Marchesini Suono: Alberto Cagol, Riccardo Spagnol