Biennale Cinema 2019 | Note a margine

Fotografia, ambientazione, arredi e costumi da spot pubblicitario, ovvero grande impiego di danaro, per un lungo e insignificante “Waiting for the barbarians”. Tratta del confronto fra le logiche imperiali e popolazioni tribali, ossia del dramma fondativo di ogni grande nazione. Laddove la sottomissione delle culture tribali è riuscita si è generata espansione economica e un’omologazione chiamata pace. Dove l’assimilazione e lo sterminio non si sono compiuti fino in fondo, come in gran parte del mondo islamico che fu molto più tollerante e meno spietato delle potenze occidentali, le guerre, la miseria, il conflitto perenne, permangono fino ai nostri giorni. Una tematica di indubbio interesse, quindi, che in questa pellicola si tenta di rendere universale eliminando tutti i riferimenti storici e geografici. I barbari sono oltre il confine di un impero imprecisato, che comprende territori e città immaginarie, in un epoca che allude al XIX secolo. I soldati della guarnigione, i villici del villaggio, i barbari, si riducono a marionette stereotipate, il film a una storiella con pretese universali. L’ambientazione di “Sanctorum” è invece di un realismo spietato, dove la dilatazione dei tempi allude a un destino tragico come nei film di Anghelopoulos. Qui la sottomissione e lo sterminio di un popolo indigeno per la produzione e il traffico della cocaina assumono un valore di monito universale proprio perché narrate in un contesto storico preciso. Il contesto è l’oggi globale, l’economia di mercato che vede nella cocaina uno dei suoi pilastri. Nel finale, a ricordare quali creazioni spirituali muoiono con la scomparsa di un popolo indigeno, scendono in campo gli dei precolombiani, il finale sarebbe aperto ma non fa nutrire molte speranze. L’entità economica legata al traffico di cocaina, davanti alla quale ogni considerazione legale e morale è messa da parte, viene illustrata con efficacia e grande spettacolo nelle due puntate di “Zero, zero, zero”. Un investimento produttivo pazzesco che la colloca ai livelli delle maggiori produzioni statunitensi. È televisione, ma da seguire quando verrà trasmessa.

Il Mostro Marino alias S.M.

Biennale Cinema 2019, Venezia 76 Concorso
“Waiting for the Barbarians”
Regia: Ciro Guerra 
Produzione: Iervolino Entertainment (Michael Fitzgerald, Olga Segura, Monika Bacardi, Andrea Iervolino) 
Durata: 112’ 
Lingua: inglese, mongolo 
Paesi: Italia 
Interpreti: Mark Rylance, Johnny Depp, Robert Pattinson, Gana Bayarsaikhan, Greta Scacchi 
Sceneggiatura: J.M. Coetzee 
Fotografia: Chris Menges 
Montaggio: Jacopo Quadri 
Scenografia: Domenico Sica, Crispian Sallis 
Costumi: Carlo Poggioli 
Musica: Giampiero Ambrosi 
Suono: Paolo Segat 
Effetti visivi: El Ranchito
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