Biennale Cinema 2021 | Domenica 5 settembre

Lido di Venezia, domenica 5 settembre 2021

Last Night in Soho. TV, TV! Manco una serie Netflix ma uno sceneggiato RAI anni “60, fra Il segno del comando e Il dottor Jekyll con Albertazzi, con in più colori, effetti speciali mirabolanti e musiche a palla. E fra allucinazioni, fantasmi e memorie materne, gran parte del film è ambientato proprio in quegli anni “60, nella swinging London prima dell’esplosione dei Beatles, perfetta esca di mercato per anziane signore in cerca di memorie perdute. Numerosi i riferimenti culturali “alti”, dal Giro di vite di H. James a Foglie di primavera di Laing ed Esterson (altro prodotto londinese dei roaring sixties) e, perché no, Arsenico e vecchi merletti”. La psicosi come via per la verità è rappresentata con mirabolanti visioni, ché sullo schermo le ben più tipiche voci allucinatorie vengono male (cfr. A beautiful mind ma anche Shining). Infine il suggello definitivo del prodotto di bassa televisione: l’happy end psichiatrico-democratico, l’orfanella persa nella città tentacolare e nei meandri della follia ritrova se stessa, mentre il fantasma della mamma suicida saluta dallo specchio.

Poi la buona TV, naturalmente un prodotto HBO. Visti due episodi della serie scritta, diretta e prodotta da Hagai Levi da Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman. L’autore è il creatore del successo planetario In treatment, ri-prodotto in più lingue in diversi paesi, che inscenava le sedute di psicoterapia di un tormentato psicoterapeuta, Sergio Castellitto nella versione italiana. I tormenti di una coppia di ebrei americani che non sanno separarsi affrontati in tormentate sessioni di odio e amore in una casa che si disgrega come il loro rapporto. Le dissonanze e le disritmie dell’attrazione e della ripulsa, mai in fase fra loro, rivelano le vicende penose e vergognose dei due personaggi, come in sedute di psicoterapia. Ambedue risultano condannati ad un egocentrismo disperato, incapaci a cogliere i sentimenti l’uno dell’altra, sentimenti che devono essere esposti in parole per cercare, inutilmente, di intendersi. Le angosce e le miserie delle loro vite si differenziano però da quelle dei personaggi di Bergman, per quanto è dato ricordare. In ballo desideri, carriere, invidie reciproche, diverse dall’abisso di solitudine, di dolorosa consapevolezza che si apre dinnanzi alla coppia svedese. Ottima TV, quindi, ma il Mostro non ha apprezzato di doverla vedere seduto in una poltrona, semi assiderato dall’aria condizionata. Attende di poterla gustare, un episodio alla volta, dal divano di casa.

S.M. alias Il Mostro Marino

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