
Lido di Venezia, Sabato 4 settembre | Giornate degli Autori
Io li odio i “corti”, quasi quanto Jake Blues odiava i nazisti dell’Illinois. Me ne hanno propinato uno, “L’ultimo spegne la luce” prima di “Erasing Frank” di Gabor Fabricius (vi risparmio il titolo originale ungherese).
Il corto italiano era un insulso saggio di fine anno di qualche Accademia di Cinema e, mentre la mente correva a Tarkovskij che si laurea a 20 anni girando “L’infanzia di Ivan”, ho dovuto assistere alla litigata isterica di due yuppie mancati e fidanzati davanti a una porta bloccata. Take unico senza stacchi, carrello avanti, poi carrello indietro, suono in presa diretta… Seeh, che bravura, che stile! Lassamo stá.
Forse inclino al romanesco per via che il protagonista della pellicola ungherese sembra il gemello di Zero Calcare, metallaro e non punk, oggetto delle attenzioni poliziesche e psichiatriche di uno stato socialista al tramonto, Ungheria 1983. Talentuoso in ambito musicale, Frank passa dalla chitarra elettrica a un Microcosmos di Bartok accennato al pianoforte. Il potere riconosce il talento e vorrebbe acquisirlo, non riuscendovi deve cancellarlo. Il talento, non Frank. In bianco e nero, con la camera incollata al volto del protagonista, il film assume spesso caratteri da graphic novel, nella sequenza della riunione in casa di intellettuali oppositori le inquadrature rimandano alle tavole della Valentina di Crepax. Un cupo senso di estraneità alla Storia avvolge persecutori e perseguitato, un mondo sta finendo ma nessuno ne è consapevole.
S.M. alias Il Mostro Marino