
Lido di Venezia, mercoledì 8 settembre | “Qui rido io” | Continua la ricognizione storica di Mario Martone di momenti significativi della storia di Napoli e dintorni realizzata dai ritratti di protagonisti, a volte poco noti (Renato Caccioppoli), a volte celebri (Giacomo Leopardi), a volte fittizi ma autentiche sintesi di precise temperie storiche (i personaggi cosmopoliti di Capri revolution). Questa volta disegna la nascita di una eccezionale dinastia teatrale, da Eduardo Scarpetta, allievo di Petito, ai De Filippo, origine di una genealogia di teatranti che vede in Martone e nei Servillo i punti di arrivo, prima che il cinema assorbisse gran parte dei loro sforzi. Negli anni ’70, Toni Servillo metteva in scena opere pregevoli di teatro gestuale su musiche punk rock, Martone studiava in palcoscenico le sintassi del cinema con Tango Glaciale.
Poi qualcosa avvenne. Alla radio mi capitò di ascoltare un breve brano del Tartufo di Molière nella regia di Toni Servillo. La recitazione era senz’altro ricalcata sui modi della sceneggiata e fece su di me un effetto potente. Mi precipitai a Modena, dove era in scena, e assistetti a uno degli spettacoli più belli della mia vita. Il primo terzo di Qui rido io sembra più uno spettacolo di Servillo che di Martone, lo stesso scavo archeologico delle sintassi del teatro popolare operato su Molière. Il protagonista è il teatro, più dell’ingombrante personaggio “bigger than life” la cui vicenda occupa il resto del film. La messa in scena è, come al solito, accurata e raffinata ma, in qualche modo, fredda e distaccata. Martone, però, riesce a avvincere con i suoni l’anima partenopea del Mostro. Ricordate l’uso straniante della colonna sonora in Noi credevamo, musica elettronica tedesca a commento delle vicende dei carbonari? Qui l’operazione è del tutto diversa ma altrettanto straniante: una colonna sonora totalmente indipendente dalle vicende narrate, fatta dalle canzoni del periodo aureo della canzone napoletana, scorre parallela alla vicenda, ancora una storia di rivalità fra padri e figli. E, cosa volete, sentire “Voc’ e notte” (cantata da Sergio Bruni?), un brano che per melodia e testo regge il confronto con i Lieder di Schubert, genera nel Mostro partenopeo un’emozione incontenibile, che dà colore e profondità alle memorie di una vita. Affiorano le musiche che ascoltava mio padre, il ragù della domenica, la narrazione dei cineforum organizzati da Renato Caccioppoli… Una Recherche all’ombra del Vesuvio, Posillipo come Combray.
S.M. alias Il Mostro Marino
Biennale di Venezia Cinema Selezione ufficiale Venezia 78 Concorso QUI RIDO IO Venezia 78 Concorso Regia: Mario Martone Produzione: Indigo Film (Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori), Rai Cinema, Tornasol (Mariela Besuievsky) Durata: 133’ Lingua: Dialetto napoletano, italiano Paesi: Italia, Spagna Interpreti: Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell'Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Roberto De Francesco, Lino Musella, Paolo Pierobon, Gianfelice Imparato, Iaia Forte, Roberto Caccioppoli, Greta Esposito, Nello Mascia, Gigio Morra Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita di Majo Fotografia: Renato Berta Montaggio: Jacopo Quadri Scenografia: Giancarlo Muselli, Carlo Rescigno Costumi: Ursula Patzak Suono: Alessandro Zanon Effetti visivi: Rodolfo Migliari